La premier in pectore vuole accelerare sulla formazione del governo e chiarisce che sarà politico.
Poche notizie emergono da Giorgia Meloni e dei suoi stretti collaboratori. La presidente di Fratelli d’Italia ha scelto di lavorare in silenzio e a ritmo serrato per formare il prossimo governo e studiare i dossier sulle emergenze che la aspettano a Palazzo Chigi partendo dalla crisi energetica. Ma le indiscrezioni sui totoministri non si sono fermate.
Tra le varie notizie emerse in questi giorni c’è quella relativa alla propensione della leader di prediligere tecnici per dare al suo governo un profilo autorevole e rispettabile soprattutto sul piano internazionale. Questa scelta però ha scatenato i malumori dei due alleati che si ritroverebbero a contare in pochi ministeri. Su questo Giorgia Meloni interviene confermando le “inevitabili tensioni” per la scelta del governo.
Il “Lodo Meloni” per superare le tensioni interne al centrodestra
Il suo obiettivo rimane però garantire l’unità della coalizione di centrodestra. Oltre alle tensioni interne al centrodestra sono emersi i vari incontri e le plurime telefonate tra la futura premier e il premier uscente Mario Draghi. “Leggo tante cose, la Meloni è diventata draghiana. Io penso che persone normali che cercano di organizzare una transizione ordinata nel rispetto delle istituzioni facciano una cosa normale, non è che si fa un inciucio”, non c’è nessuna intenzione di creare “fratture” tra vecchio e nuovo governo.
La crisi energetica è la priorità assoluta in cima alla lista di Giorgia Meloni che ha come “stella polare” la “difesa dell’interesse nazionale in un contesto internazionale sempre più complesso.” Per questo motivo non vuole perdere tempo: “Vediamo di capire quando sono le consultazioni, bisogna cercare di fare presto, ci sono troppe scadenze importanti”.
L’ipotesi è presentarsi in una delegazione unica al Colle – tutto il centrodestra – per presentare la squadra dei ministri. Per superare il nodo Salvini si pensa al cosiddetto “lodo Meloni”, ovvero una clausola che vieta di stare dove si è già stati: nessuno può occupare un ministero se lo ha già fatto in precedenza. Questo escluderebbe un ritorno di Salvini al Viminale.